Il recupero architettonico e il conseguente utilizzo culturale del Camploy ha valorizzato un percorso della memoria urbana di Verona che ha visto quell'edificio prima innalzato come Chiesa di S. Francesco D'Assisi, poi ospitare il collegio degli Artigianelli per poi divenire asilo notturno denominato Camploy dal nome del suo donatore al Comune di Verona Nelle ricerche degli storici veronesi la chiesa di S. Francesco non ha posto perché il valore intrinseco dell'edificio risulta nullo, spesso i nomi di S. Francesco e S. Marta vengono confusi e la chiesa si sdoppia come denominazione in un tempio scomparso in via Collegio degli Artigianelli ed uno sconsacrato in via Cantarane, all'angolo con vicolo Madonnina. Oggi rimane il nome di S. Marta solo alla caserma e alla via perpendicolare a via Cantarane. Già negli elenchi del catasto napoleonico del 1802 risulta solo la parte conventuale demolita per lasciare spazio ad edifici di sussistenza militare, dato che la zona è in prossimità delle mura e del campo Marte. Probabilmente la chiesa e il monastero di S. Marta furono soppressi a seguito dell'eliminazione di ordini religiosi ed abbazie da parte dell'esercito di Buonaparte. In seguito intervennero i frati cappuccini, che abbandonarono il complesso di S. Marta all'autorità militare e deliberarono di erigere la chiesa di S. Francesco nel 1854 che fu poi ultimata nel 1863 e abbandonata immediatamente nel 1867, a causa della legge del 1866 che passò al Comune l'edificio.Da qui iniziò l'inserimento di S. Francesco nel circuito dell'assistenza pubblica veronese, nel 1869 si installò il collegio degli Artigianelli che vi restò fino alla prima guerra mondiale quando l'edificio venne occupato come altri complessi conventuali abbandonati da indigenti e diseredati fino al 1924.  Rimasti gli edifici inutilizzati per anni, furono poi sistemati per accogliervi l'asilo notturno Camploy trasferito da piazza Isolo. Il nome deriva da Giuseppe Camploy (1794 - 1890) che donò il suo cospicuo patrimonio al Comune di Verona a beneficio di quanti indigenti necessitassero un ricovero per la notte. Ed è curioso pensare che lo stesso Camploy fu proprietario del teatro S. Samuele a Venezia e impresario teatrale a Verona quasi fosse già destinata nel futuro una vocazione teatrale all'edificio.